Il Momentum è l’oscillatore per eccellenza ed è la base di calcolo e d’ispirazione per numerosi altri oscillatori.
Presi in prestito dalla fisica i concetti di velocità e di accelerazione, è proprio questi che si vuole misurare.
La costruzione più classica del Momentum si basa così su una semplice differenza tra il valore odierno del titolo e quello di tot giorni prima.
Momentum di oggi = prezzo di oggi – prezzo di tot giorni prima
Il momentum misura, dunque, il tasso di variazione dei prezzi.
Se i prezzi stanno crescendo e la linea del momentum è in salita sopra lo zero, significherà che il movimento al rialzo sta accelerando, mentre se è in discesa allora vuol dire che il rialzo si sta smorzando.
Se il momentum è negativo allora vuol dire che i prezzi stanno scendendo e dal suo andamento si deduce qual è il tasso di accelerazione della discesa.
Se Il titolo ha un tasso di crescita o decrescita costante allora il momentum assume un andamento piatto.
Il Roc (Rate of change) è una versione del momentum che esprime il tasso di variazione in forma percentuale.
Quindi risponde alla domanda: di quanto è variato il prezzo rispetto a tanti giorni prima?
I segnali che si ottengono sono quelli tipici di ogni oscillatore:
segnale d’acquisto quando viene bucata dal basso verso l’alto la linea dello zero
segnale di vendita quando la linea dello zero viene bucata dall’alto verso il basso
segnale di conferma del trend al rialzo quando l’oscillatore è in salita sopra la linea dello zero e magari sopra una sua media
segnale di conferma del trend al ribasso quando l’oscillatore è in discesa sotto la linea dello zero e semmai sotto una sua media
segnale di allerta in situazioni di divergenza, ossia, di andamento discordante del titolo e dell’oscillatore, oppure massimi o minimi dell’uno non confermati dall’altro.
Molto interessante.