Il risk manager ambientale lavora solitamente all’interno di aziende analizzandone i processi produttivi per individuare le criticità rispetto alla tutela dell’ambiente e ipotizzare gli scenari di rischio. Questa figura professionale deve possedere una visione complessiva delle problematiche ambientali, e disporre delle conoscenze per indirizzare gli interventi sia di bonifica che, ancora prima, di prevenzione e quindi di riduzione dei rischi nel modo più economico ed efficace. La valutazione del rischio avviene tenendo conto di fattori come la tipologia delle strutture (ad esempio impianto chimico o centrale termoelettrica), le eventuali materie prime impiegate (combustibili, prodotti chimici), la collocazione geografica ed ambientale dell’impianto.
La professione di risk manager ambientale non è regolamentata a livello legislativo e non esiste un percorso di studi univoco. E’ consigliabile una formazione di tipo tecnico-scientifico con esperienze in campo ambientale e possibilmente impiantistiche. Sono indispensabili competenze tecniche di carattere ambientale, tecnico-impiantistiche e giuridico-normative.
La formazione può avere, quindi, indirizzo tecnico-scientifico (Ingegneria, Scienze ambientali o naturali, Biologia, Chimica) o economico. A livello universitario esistono diversi corsi di laurea particolarmente incentrati sulle tematiche ambientali, ovvero quelli appartenenti alla classe delle lauree in Ingegneria Civile e Ambientale e alla classe delle lauree in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e la Natura. L’offerta formativa è piuttosto varia e le denominazioni dei corsi di laurea sono attribuite direttamente dalle università, per cui risulta difficile elencare tutti i corsi attivati dalle varie facoltà. È consigliabile, quindi, rivolgersi direttamente alle segreterie delle università per ottenere informazioni specifiche o visitare il sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.