Il Leasing è un particolare contratto che per molti versi assomiglia ad un finanziamento per altri all’usufrutto. In sostanza un soggetto ottiene un bene in locazione da un altro soggetto. Ogni anno paga un canone al locatario e quando il contratto giunge a scadenza ha, spesso, la facoltà di acquisire il bene a un costo molto basso. Vediamo come si inserisce in bilancio in questa guida.
I Leasing, come detto, sono molto simili a finanziamenti, come i mutui infatti hanno precisi piani di ammortamento, e le rate sono composte da quote capitali e da interessi. La differenza principale tuttavia, rispetto ad un finanziamento, è che il beneficiario non ottiene nulla che possa inserire nell’attivo dello Stato Patrimoniale. Il bene che viene utilizzato infatti non diventa proprietà dell’impresa.
Non ottenendo la proprietà del bene, questo non potrà essere inserito nell’attivo dello Stato Patrimoniale (e quindi nemmeno ammortizzato dalla società!). Inoltre, benché il piano di ammortamento del Leasing, come detto, è molto simile a quello di un mutuo, non sarà inscrivibile nemmeno l’importo ottenuto in finanziamento nello Stato Patrimoniale, poiché non si entra mai in possesso del denaro. Ne consegue che il Leasing non passa dallo Stato Patrimoniale.
A questo punto si capisce che il leasing non può che passare come costo (di solito all’interno della sezione Godimento Beni di Terzi) all’interno del Conto Economico dell’impresa. Il costo imputabile nell’anno è ovviamente pari al canone annuale. Il debito residuo va invece messo nei conti d’ordine, di fatto quindi al di fuori dello stato patrimoniale. Ad esempio se un’impresa avesse un canone di € 1.000 e un debito residuo di 20.000€ metterebbe quest’ultimo importo nei conti d’ordine e 2.000€ come costo nel Conto Economico.