L’indicatore Rsi, Relative Streinght Index, è un indicatore che vuole misurare la forza di un titolo rispetto se stesso, cercando di sintetizzare con un numero, le spinte rialziste e ribassiste che vi influiscono.
L’idea è che non è importante solo sapere se un titolo sale o scende, è importante anche sapere come quel titolo sta salendo e che grado di rischiosità gli è associato.
Ad esempio, un titolo che negli ultimi 14 giorni ha avuto 12 giornale rialziste e 2 sole giornate ribassiste, assumerà, probabilmente, valori dell’Rsi molto alti.
Ciò ci dirà che il titolo è molto forte, ma siamo anche in presenza di una situazione di ipercomprato e dunque rischiosa, insomma è da aspettarsi qualche giornata negativa in più!
L’Rsi assume valori compresi tra 0 e 100.
Il suo utilizzo principale consiste nell’individuare fasi di ipercomprato e di ipervenduto.
L’Rsi segnala situazione di ipercomprato quando si trova su valori alti, convenzionalmente, superiori a 70.
Segnala situazione di ipervenduto quando si trova su valori bassi, convenzionalmete, inferiori a 30.
Ma un Rsi sopra 70 o sotto 30 non vuol dire che ci sarà un imminente rovesciamento della tendenza in corso.
Un segnale abbastanza attendibile lo si ha in caso di divergenza tra l’andamento dei corsi e l’Rsi oppure, in caso di doppio massimo in zona ipercomprato o doppio minimo in zona ipervenduto.
L’Rsi genera anche segnali d’acquisto e di vendita.
Un segnale d’acquisto quando l’Rsi esce da una situazione di ipervenduto, cioè supera il livello 30.
Un segnale di vendita quando l’Rsi esce da una situazione di ipercomprato, cioè scende sotto il livello 70.
I due livelli 30 e 70 sono spesso portati a 25-75 o 20-80, ma in questi casi l’oscillatore diventa più sensibile e quindi suscettibile di falsi segnali.