Non è sempre la crisi a incidere sugli investimenti aziendali. Nel caso di Internet il maggiore ostacolo è la scarsa conoscenza delle potenzialità del Web.
Ad essa si aggiunge anche la presunzione di imporre forzatamente un metodo di business tradizionale soltanto perché in passato ha dato frutti. I consumatori cambiano e si evolvono: sono più esigenti, hanno bisogni differenti, necessitano di maggiore assistenza.
Questo è lo scenario che emerge dal Primo Osservatorio sull’e-business nelle imprese italiane: le aziende italiane hanno una conoscenza frammentata e poco approfondita sugli strumenti del Web 2.0.
Durante varie consulenze, mi sono accorto che dirigenti di grandi imprese non conoscono la differenza tra dominio e email, tra blog e sito e tra url e banner.
Sempre dai dati emersi nell’inchiesta, ne viene fuori che per il 98% delle aziende italiane fare business su Internet significa avere soltanto un sito web. Altrettanto basse sono le percentuali delle imprese che fanno uso di strategie di web marketing e che gestiscono una newsletter.
I numeri calano vertiginosamente se spostiamo il focus sui social network, video sharing, corporate blog e microblogging.
La mancanza di una cultura del Web e la totale assenza di un servizio di consulenza esterno serio e professionale, sono tra le maggiori cause della diffidenza verso le risorse della Rete.